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Angela Vattese, in un fondo apparso ne "Il Sole 24 ore" di qualche settimana fa, descrivendo la crisi dell’Arte contemporanea cercava le spiegazioni nei contorti sistemi di avanzamento concettuali e nella dilatazione frammentata delle tecniche artistiche che hanno reso schizofrenico il messaggio artistico spesso incomprensibile ai più. La crisi del mercato dell’Arte Contemporanea è spiegabile anche per questi motivi che hanno allontanato la gente dall’interesse e dal piacere di godere della bellezza di una "creazione" artistica.
Con questa mostra al Convento degli Olivetani di Lecce,
Carlo Rossi lancia la sua particolare sfida che ha come coinvolgimento del Grande Pubblico, con l’intento di suscitare interesse e passione per l’Arte costituita da immagini semplificate e rese perciò comprensibili.
Il Rossi usa il corpo femminile come simbolo della bellezza e dell’armonia delle forme, come un’occasione ghiotta per giocare psicologicamente con il fruitore per interessarlo con immagini accattivanti e ricche di eros. Le diverse tonalità ci risultano associate nelle sue opere in modo che possano esprimere pittoricamente le sue intenzioni artistiche. Il suo scopo è realizzare "armonie" formali e coloristiche conducendosi sul percorso della sua ricerca con un filo che risulta ancorato all’evoluzione costante del bagaglio tecnico acquisito praticando la grafica, la pittura e il disegno.
La vera novità del messaggio di Carlo Rossi non deve essere ricercata nelle provocanti figure femminili usate come esca per catturare il grande pubblico, ma nella sapiente realizzazione e accostamento dei colori che preludono a nuovi percorsi.
Maurizio Toraldo
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