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La Cripta della Favana

 

Un contributo di conoscenza

 

Ad un anno dalla scomparsa di Antonio Catamo il figlio suo Lorenzo, la Società di Storia Patria per la Puglia Sezione di Novoli, studiosi, amici ed estimatori hanno voluto ricordarlo con la presentazione di un suo scritto, pubblicato postumo, realizzato pochi giorni prima della scomparsa. L’incontro, svoltosi il 24 maggio scorso nella palestra della Scuola Elementare "G. Marconi" di Veglie, ha registrato una notevole presenza di pubblico, al quale il prof. Maio De Marco ha illustrato la figura l’opera di Antonio Catamo, soffermandosi nel dettaglio sul contributo storiografico del nostro autore sulla cittadina di Veglie e, in particolare, della Cripta della Favana.

Pubblicato in elegante veste tipografica dal Parametro Editore, il volumetto che si dota di un profilo biografico di Antonio Catamo, realizzato da suo figlio Lorenzo e dalla presentazione di Mario De Marco, è il risultato anche della collaborazione di Mario Rossi, appassionato cultore delle patrie memorie e di Pompilio Forte che ha posto a disposizione il suo prezioso archivio fotografico dal quale si riscontra com’era appena ieri la Cripta della Favana e come, purtroppo, è oggi, a causa non solo dell’incuria, ma soprattutto per gli interventi di "tutela" dello storico monumento realizzati incautamente e che hanno accelerato irrimediabilmente il degrado degli affreschi.

Da anni Antonio Catamo si batteva per la salvaguardia del monumento basiliano di Veglie restando, purtroppo, inascoltato. Egli non solo prodigò tante sue energie per restituire la memoria storica di Veglie, sua piccola patria d’adozione (era nato Specchia Gallone il 15 maggio 1920), ma si interessò pure di tanti aspetti storico-economici di Terra d’Otranto, operando sul campo, spulciando testi e documenti d’archivio, offrendo, pertanto, tanti contributi culturali ed emendando le notizie diffuse da quanti si fidavano di scrivere il già scritto.

Un tesoro che si perde. La Cripta della Favana, questo è il titolo del volume di cui ci occupiamo, ancora un volta testimonia la serietà di Antonio Catamo come storiografo, e qui emerge pure un tratto della personalità del nostro autore che, come si suol dire parafrasano Aristotele, se pur fu amico di tanti, maggiormente fu amico della verità. Ecco, allora, uno stile caparbio e meticoloso, che, pur con garbo, precisa, confuta, chiarisce le vicende storico-artistiche della cripta ipogea di Veglie, espressione culturale del monachesimo iconodulo in Terra d’Otranto, la cui presenza è tratteggiata compiutamente nella prima parte del volume.

Con stile rapido ed essenziale Antonio Catamo ha saputo essere guida per un viaggio inedito in atmosfere in altri tempi: con il rigore dell’indagine ha offerto preziosi contributi per saperne di più e meglio sulla Cripta della Favana, che ora attende gli interventi opportuni e necessari da parte delle pubbliche istituzioni perché si adoperino conservare, a restaurare e a tramandare alle future generazioni un gioiello di arte e di civiltà.

Il volume, è appena il caso di notarlo, è stato realizzato con criterio pluridisciplinare e risulta, pertanto, un lavoro di equipe. Si, perché le fotografie a confronto (quelle di ieri e quelle di oggi) costituiscono importanti testimonianze documentative, l’allestimento della pubblicazione è pure esso frutto di notevoli esperienze di gusto, tutta l’operazione, insomma, si è concretizzata così come l’avrebbe voluta Antonio Catamo, il cui rigore morale si specchia nel metodo dello studioso che ha consegnato a tutti noi il compito di amare anche la piccola patria, senza lasciarsi distrarre e fuorviare dalle odierne omologazioni, che sono più deleterie delle antiche persecuzioni iconoclaste.

Flavio De Marco

in "La Voce del Sud"

 

             

la favana

 

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