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Mio figlio Paolo tra memoria e testimonianza

Nel luglio scorso, l’amico Mario Rossi mi comunicò che presto la casa editrice Il Parametro si sarebbe arricchita di una nuova pubblicazione dal titolo Mio figlio Paolo tra memoria e testimonianza scritta da Roberta Mazzotta, un’insegnante elementare in pensione della vicina Carmiano che senza alcuna velleità di aspirante scrittrice ha vissuto l’esperienza più triste che può affrontare un essere umano, la prematura morte del proprio figlio. Davanti gli occhi mi sono tornate vivide le immagini di un film girato alla metà degli '70 e diretto da Mario Gariazzo visto durante l’adolescenza dal titolo Il venditore di palloncini. Il piccolo Giacomino, protagonista del film, ormai stremato da una malattia del sangue lasciando andare il filo del palloncino che il misterioso uomo gli aveva regalato spira tra le braccia dei genitori obbligando gli spettatori ad un pianto catartico.

Flash di un altro film che mi sono tornati in mente sono quelle di La stanza del figlio, pellicola diretta da Nanni Moretti, che narra la storia di una tranquilla famiglia marchigiana colpita dall’improvvisa morte del figlio Andrea.

Non c’è scena più triste del volto pallido del proprio figlio morto e adagiato in una bara e ciò obbliga gli spettatori ad un pianto catartico.

Chissà perché avevo immaginato che storie simili fossero raccontate in quelle pagine. Spinto da curiosità la sera stessa ho iniziato a leggere il dattiloscritto. Credo di non aver mai letto una pubblicazione così tutto d’un fiato.

In poco più di due ore sono diventato amico di Paolo, conoscevo quasi tutto di lui, …i suoi sogni, …le sue speranze, …le sue delusioni.

Mio figlio Paolo tra memoria e testimonianza, infatti, è un diario puntuale, un diario di una storia di Sofferenza e di Amore. È un diario appassionato, carico di particolari che, senza tema di errore, possiamo definire una testimonianza di Fede e di Speranza.

Il diario è stato redatto dalla madre, ma tra le righe, il silenzio di Piero, il padre, si innalza eloquente insieme a qualche frase di Paolo che viene integralmente riportata.

La scrittrice Annalisa Bari afferma che Roberta comunica ai lettori la sofferenza universale facendo conoscere un mondo parallelo nel quale protagonisti sono i piccoli ammalati con i propri familiari

La sera del 18 novembre u.s. in un’immensa sala messa a disposizione dal Comune di Carmiano, gremita in ogni ordine e grado, il dottor Nicola Di Rienzo primario della Divisione di Ematologia del Presidio Ospedaliero “Vito Fazzi” di Lecce, il dottor Raffaele Caione primario della Divisione di Anestesia e Rianimazione dello stresso ospedale, don Salvatore Carriero e don Raffaele Bruno hanno presentato ufficialmente la pubblicazione.

4 novembre 1998 - 18 maggio 2000 punto di partenza e tragico epilogo della malattia, parola ormai esorcizzata, che avvolta nel suo manto nero si è presentata all’appuntamento in una maniera crudele e disumana.

In questo lasso di tempo è descritto in maniera dettagliata il dolore, la rabbia, la paura di Paolo e di tante persone a lui vicine. Quanti tentativi, quante speranze, quante illusioni, quante delusioni nella lotta contro la Leucemia Linfoide Acuta!

“Paolo - riporto una frase di Cristina - è ritornato alla casa del Padre consapevole di quello che era chiamato a fare, sapeva che ciò che lo attendeva sarebbe stato migliore di quello che doveva lasciare. …Piangere per la sua scomparsa, per quella dei suoi tanti piccoli amici e degli adulti che erano con lui è umano, a volte la rabbia la fa da padrona, ma non giusto. Giusto è pregare per loro, ringraziare Dio per averceli concessi, e poi … chi siamo noi per dire che qui sarebbero stati meglio?”

La presentazione del libro si è conclusa con un lungo ed accorato applauso a Paolo che della pubblicazione è il protagonista.

Al petto di Roberta e Piero, a quello di Tonia e Cristina, rispettivamente genitori e sorelle di Paolo, appunto la medaglia della Fermezza perché anche dopo il triste epilogo hanno continuato tenacemente ad affrontare la vita con coraggio e ad operare, instancabilmente, per evitare o almeno alleviare i disagi di tante famiglie i cui bambini sono ammalati di malattie incurabili.

E questa altro non è se non una lezione di vita.

 

 

 

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