La Passione e la resurrezione di Gesù

Mostra di raffigurazioni artistiche e santini legati alla Settimana Santa ispirati dalla pietà e dalla devozione popolare

Presso il British Museum di Londra è custodito il Cristo davanti ad Erode realizzato verso la fine del Trecento mentre presso il Cabinet des Estampes di Parigi è custodito una delle più importanti xilografie: il Cristo nell’orto degli ulivi. In un manoscritto datato 1406 è inserito un’immagine che raffigura
Gesù che sorregge la croce e il Volto Santo. Nel 1930 Adolf Spamer, il più grande studioso di immagini di piccolo formato, documentò la presenza di xilografie raffiguranti scene tratte dalla Passione di Cristo come la devozione verso le cinque Piaghe sollecitata dalla “Festa della Lancia” che si celebrava nella teutonica Norimberga. Altre immagini aventi per oggetto la Passione dell’Uomo realizzate da un incisore conosciuto con lo pseudonimo di Maestro della Passione sono custodite a Berlino e a Liversberg.
Ai primi anni del Cinquecento risalgono le produzioni francesi come le undici scene della Passione di Bézart.
Si attribuisce a san Francesco, rientrato dai luoghi santi nel 1220 circa, l’idea di ripetere, lungo un percorso consimile a quello che conduceva al Gòlgota, le diverse e dolorose tappe percorse da Gesù prima di giungere al luogo della crocifissione dando origine al devoto ufficio della Via Crucis.
Le stazioni della Via Crucis sono state utilizzate come ausili visivi per la meditazione sulla Passione di Cristo e sono montate ad intervalli sulle pareti della chiesa o poste in santuari all’aperto.
Verso la fine del XIV secolo, si ebbe una delle prime attestazioni della Via Crucis fuori dalla Terra Santa: il frate domenicano Alvaro da Cordova introdusse questa pia pratica nel suo Convento. Inizialmente la Via Crucis composta da quattordici “quadri” disposti sempre nello stesso ordine si
diffuse in Spagna nella prima metà del XVII secolo e venne istituita esclusivamente nelle chiese dei padri Minori Osservanti e Riformati.
Successivamente papa Clemente XII estese, nel 1731, la facoltà di istituire la Via Crucis in tutte le chiese.
Lo schema tradizionale delle stazioni è:

Gesù è flagellato, deriso e condannato a morte

Gesù è caricato della croce

Gesù cade per la prima volta

Gesù incontra sua Madre

Gesù è aiutato a portare la croce da Simone di Cirene

Santa Veronica asciuga il volto di Gesù

Gesù cade per la seconda volta

Gesù ammonisce le donne di Gerusalemme

Gesù cade per la terza volta

Gesù è spogliato delle vesti

Gesù è inchiodato sulla croce

Gesù muore in croce

Gesù è deposto dalla croce

Il corpo di Gesù è deposto nel sepolcro
Ai quattordici quadri, spesso si aggiunge una quindicesima stazione, la Risurrezione di Gesù. La preghiera cristiana nella contemplazione della
Passione non può fermarsi alla morte, ma deve guardare oltre, alla Risurrezione.
Le immagini proposte raffigurano le cosiddette “gioie della Passione” ovvero tavole di provenienza spagnola con rappresentazioni popolari della
settimana Santa partendo dall’ingresso di Gesù in Gerusalemme la domenica delle Palme, proseguono nell’ultima cena, nella terribile agonia nell’orto
degli ulivi, nel tradimento di Giuda Iscariota, nella condanna a morte da parte delle autorità del tempo, nella crocefissione, nella deposizione dalla
croce, nella sepoltura.
Nelle suddette tavole sono riportate le parole degli Inni, definiti Goigs, intonati dal popolo spagnolo nel XVIII e XIX secolo, le relative musiche e
compositori.
La grande arte ha rappresentato il volto di Cristo, sia nello strazio della Passione sia nella gloria della Risurrezione. Qui c’è l’umile arte popolare,
espressa in immaginette, definite da numerosi collezionisti, “adatte a entrare nei messali, tra le pagine dei libri, in un taschino, nel portafogli, come un
invito alla preghiera, più discreto di una predica, un accompagnamento benedicente sulle strade della vita”.

Piergiuseppe De Matteis

“E io quando sarò elevato attirerò tutti a me”
(Gv. 12, 32)

Una notte. Un giardino. Una strada. Un albero. Il silenzio. La luce e la vita.
La Pasqua è il mistero centrale della nostra fede. Da essa come fonte scaturiscono i misteri della nostra salvezza. In essa come culmine converge tutta la vita di ogni credente. Eppure Pasqua non significa soltanto il mattino nuovo della Risurrezione del Cristo nel quale sfolgora il nuovo sole che come astro è apparso all’orizzonte della storia del mondo. La Pasqua è tutto intero il mistero della passione, della morte e della Risurrezione di Gesù.
È già iniziata la Pasqua quando, al termine dell’ultima cena, dopo che Gesù ha lavato i piedi ai suoi amici e dopo l’uscita di scena di Giuda dal primo convito eucaristico, l’evangelista Giovanni annota: “Ed era notte” (Gv. 13, 30).
È già iniziato il mistero pasquale quando nel giardino del Getsemani su un colle alla periferia di Gerusalemme Gesù, accompagnato da Pietro, Giacomo e Giovanni oppressi dal sonno e dalla stanchezza, lotta contro l’ultima tentazione: “Passi da me questo calice”. Nel sudore del
sangue è tentazione che vince: “Sia fatta non la mia ma la tua volontà, Padre” (cfr. Lc. 22, 42).
È già Pasqua quando Giuda con un bacio “consegna” (traditur) Gesù alle guardie; e quando Pietro rinnega il suo maestro; e ancora quando Gesù subisce i primi oltraggi prima davanti al sinedrio e poi davanti a Pilato e quindi davanti ad Erode.
È Pasqua quando la strada del cammino del Maestro si avvia verso la via del Calvario, la “Via della Croce”. Lui che si era autodefinito “Via” mostra attraverso quale sentiero si giunge al Padre.
È Pasqua di dolore, di grido e di morte quando un albero, quello della Croce, sorregge “l’Innalzato”, come un tempo il serpente di Mosè nel deserto.
È Pasqua quando, dopo aver deposto il corpo di Gesù in un sepolcro nuovo, tutta la terra e l’universo intero è avvolto in un silenzio di attesa e di speranza.
È Pasqua quando finalmente sfolgora il sole della Risurrezione nel mattino della creazione nuova. Ed è luce. Ed è vita. Nuova. “La luce ha vinto le tenebre del mondo” (cfr. Exultet). La Vita ha trionfato sulla morte per Cristo e per l’umanità intera.
Mistero di Pasqua, dunque, nella sua interezza di passione, di morte e di Risurrezione.
È quanto attraverso il genio e l’intraprendenza di Mario Rossi, coadiuvato dall’Associazione Culturale “Il Parametro”, ha voluto esprimere e significare questa mostra curata dallo stesso Mario Rossi e daAndrea Tondo. Immagini che ci portano non soltanto al tempo in cui l’evento della
salvezza si è compiuto una volta per tutte, ma ci permettono di gustare quanto l’evento più grande della nostra salvezza abbia segnato i cuori e le storie dei fedeli.
“E io quando sarò elevato attirerò tutti a me” (Gv. 12, 32). Abbiamo pensato a questo titolo per la presente mostra perché anche attraverso questo strumento non solo i nostri sguardi curiosi, ma anche i nostri cuori assetati e desiderosi di amore possano essere attratti da Lui che ci ha redenti non per restare impantanati e imbrigliati dentro al fango e ai legacci del peccato, della sofferenza e della morte, ma per elevarci “alla gloria dei beati” attraverso il mistero della Risurrezione che si attua nell’oggi accogliendo la Graziache distrugge il male e si completerà nell’ora della nostra Vita Nuova quando anche i nostri occhi contempleranno la Gloria del Padre.
Un grazie particolare a Oronzo Mele, priore della Confraternita di San Biagio che ci permette di usare questo antico tempio. È occasione grande perché questa Chiesa, piccolo gioiello nel centro di Novoli, possa continuare ad essere segno della fede che da secoli accompagna questo
popolo santo.
Tra le immagini non potevano mancare le figure delle donne che da vicino hanno seguito il compiersi del mistero della Redenzione. Non poteva mancare la Donna per eccellenza a cui “una spada ha trafitto l’anima” (cfr. Lc. 2, 35). Sia lei, la Vergine Addolorata, a insegnarci l’arte di saper accompagnare la Croce lungo la via dolorosa del nostro quotidiano per giungere anche noi alla gloria della Risurrezione.

don Stefano Spedicato

Pubblicato da Mario Rossi

Mario Rossi è nato nel 1941 a Novoli (Lecce). Salentinologo autodidatta, si è autoacculturato attivandosi come ricercatore di documenti inediti d’epoca, organizzatore di esposizioni d’arte, ed editor di pubblicazioni realizzate per Il Parametro, casa editrice e associazione culturale, della quale è stato il referente primario (Il Parametro). Bibliofilo e collezionista, dispone di una notevole raccolta libresca d’autori e studi salentini, e di 3.500 “santini” più volte utilizzati (e disponibili) per l’allestimento di esposizioni monotematiche o specifiche.

Rispondi